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L’acquisto di oro da investimento, alla portata della più ampia platea di persone, in tutto il mondo

L’oro è denaro; tutto il resto è credito

Questo è quanto affermato da John Pierpont Morgan, co-fondatore dell’omonima banca.

Questa affermazione appare rivestire carattere, per così dire, profetico, rispetto al famoso discorso del 15 agosto 1971, dell’allora Presidente degli Stati uniti d’America, Richard Nixon, che annunciò, in televisione, una nuova politica economica, che avrebbe rivoluzionato il sistema monetario mondiale.

Pochi se ne accorsero, allora, e il 15 agosto è un anniversario celebrato solo da chi si occupa professionalmente di finanza.

Eppure ha cambiato anche il nostro stile di vita.

Cosa annunciò Nixon, in quello che ora è passato alla storia come “Nixon shock”?

Sospese “temporaneamente” la convertibilità del dollaro in oro.

Da allora la moneta, cessò di essere un sistema di scambio basato sull’oro, come era sempre stato, ma una nota di credito il cui valore è interamente basato sulla politica monetaria degli Stati e delle banche centrali, e, in ultima istanza, nella fiducia che tutti noi riponiamo in queste istituzioni.

Allora erano in vigore, dal 1945, gli accordi di Bretton Woods, un sistema detto di “gold exchange standard”.

Non era più un “gold standard” puro, in cui la moneta poteva essere emessa solo in proporzione alle riserve auree possedute dallo Stato ed era convertibile in ogni momento da qualsiasi portatore.

In altri termini, secondo il sistema definito da Bretton Woods, il dollaro statunitense, valutato 35 dollari l’oncia del prezioso metallo, era l’unica valuta convertibile in oro, e divenne quindi l’unica valuta di riferimento per gli scambi.

È bene precisare che io parlo di oro puro fisico da investimento e non di azioni aurifere, emesse da società che estraggono l’oro.

Per oro fisico si intende l’oro materiale, in lingotti, cosa ben distinta dall’oro finanziario, che è invece un prodotto bancario legato all’andamento del metallo in borsa, ma che può presentare dei rischi d’insolvenza da parte dell’emittente.

Per di più, si sta parlando di oro etico.

L’oro etico è una tipologia di oro proveniente da attività estrattiva con tecniche e metodologie non invasive, ovvero senza l’utilizzo di agenti chimici o esplosivi, nonché in armonia e collaborazione con l’ambiente e le comunità locali coinvolte. 

Parliamo di oro etico, vale a dire di provenienza non delittuosa,  come accade nel caso di estrazione di oro, come ho già ricordato, in alcuni paesi africani e in Sud America, dove viene sfruttata la manodopera minorile, che è un reato, oppure viene utilizzato mercurio, materiale altamente inquinante.

Per questo, parliamo e scrivo di Hetical Gold.

L’oro, a livello di purezza al 999,9‰, non è più prerogativa delle banche o delle persone molto abbienti.

È una grande opportunità, per tutti coloro che, in Italia e nel mondo, vogliono acquistare oro da investimento. 

Ci sono soluzioni di acquisto di oro fisico da investimento, che riguardano, specificamente, l’Italia e i paesi UE, ed altre che riguardano tutti i paesi dell’occidente, nonché il Giappone, l’Australia e via dicendo.

Cerco, nel seguito di questo articolo, di analizzare gli aspetti comuni a tutti i paesi del mondo.

L’oro fisico da investimento, da considerare purissimo, oggetto di questo articolo, vale a dire 999,9% su 1.000, che significa l’oro in forma di lingotti di peso superiore ad 1 grammo, è il bene rifugio per eccellenza, che negli ultimi vent’anni, a livello internazionale, si è rivalutato di oltre il 500%.

Non abbiamo riscontro di titoli azionari o altra forma di investimento, che abbiano garantito, nel tempo, un rendimento di tale livello.

È interessante notare il rapporto tra il valore dell’oro, rispetto alla relativa diminuzione subite, negli ultimi vent’anni, dalle più importanti valute:

L’oro puro fisico da investimento, in lingotti, è acquistato, prima di tutto, dalle Banche Centrali, sempre come bene rifugio per eccellenza,

Per il resto, non è più solo alla portata di poche persone, molto facoltose.

L’oro da investimento è liberamente trasferibile.

Se è vero che esistono molte forme di investimento, a mio parere, è più che raccomandabile una diversificazione, che può anche riguardare diversi piani di investimento in oro, da acquistare, una volta che il cliente ha preso consapevolezza del fatto che non esiste nulla che possa rendere, più di questa materia prima, nel medio/lungo termine.

In proposito, ho ascoltato un intervento, molto interessante, di un amministratore delegato di un grandissimo fondo di investimento, che, per quanto segnatamente riguarda le abitudini degli italiani, nell’acquisto della casa.

Si parla, com’è noto, di investimento nel mattone:

Gli italiani sono un popolo che ama il mattone, come dimostrano i 5 miliardi di investimenti delle case su 10 miliardi di ricchezza complessiva italiana.

Possedere una casa, oggi, come investimento, non può non considerare tre aspetti fondamentali.

Il primo aspetto sono tutti i costi occulti il costo dell’agenzia, il costo del notaio, il costo della ristrutturazione sempre più importante, perché le materie prime costano di più.

Secondo aspetto, molto importante oggi.

I giovani hanno una cultura della proprietà, molto diversa da quella delle generazioni precedenti.

Non hanno voglia di possedere delle cose, sono molto più legati alla mobilità, sono cittadini del mondo.

Infine c’è tutto il costo green, che dovremo sostenere entro il 2050, per mettere a norma le case.

Dobbiamo capire se gli investimenti nell’acquisto di un’abitazione siano una cosa sensata, sia una cosa che ha un senso finanziario, al di là degli aspetti emotivi e del piacere del gusto di possedere.

È importante fare queste considerazioni perché, dal punto di vista dei rendimenti degli investimenti, oggi, ci sono opportunità altrettanto interessanti, se non di più, molto più liquide, che, che storicamente hanno dato rendimenti molto più interessanti”.  

L’oro fisico è sempre stato considerato il bene rifugio per eccellenza, perché il suo valore tende a restare stabile nel tempo.

Legislativamente, non è considerato un investimento di natura finanziaria perché è un bene fisico, tangibile.

Questo lo rende accattivante per chi investe, specialmente nei periodi complicati, ossia caratterizzati da crisi economico-finanziarie circoscritte o globali che siano.

L’acquisto di oro fisico, in base alla Legge 17 gennaio 2000, numero 7, non è soggetto ad IVA.

Esiste la possibilità di acquistare oro, in base a piani di rateizzazione, che vanno da 5 a 35 anni.

All’atto della sottoscrizione del contratto, deve essere versata una quota DOC, che è una sorta di bonus fedeltà,  per l’ammontare del 10% dell’investimento totale, più la prima rata del piano.

Il cliente può sospendere i pagamenti mensili, per un totale di 36 mesi, cumulativi a differenziati.

Se il cliente rispetta questo piano, la quota DOC, gli viene restituita alla fine del piano.

Il valore dell’oro è stabilito in base al fixing, vale a dire il costo della materia prima, determinato da LBMA, acronimo di “London Bullion Market Association“, che è l’ente che sovraintende al mercato all’ingrosso dell’oro e dell’argento a Londra, il più grande mercato al mondo per questi metalli preziosi.

L’oro è quotato in dollari statunitensi è, in novembre, ha superato la quota di 2.000 USD all’oncia, che equivale, indicativamente, ad EURO 59,61 al grammo.

Poi l’oro deve essere trasportato, raffinato, custodito in caveau, ed assicurato al 100% contro furto e rapina.

Tutte queste voci di spesa rientrano nel cosiddetto spread che, secondo le migliori quotazioni, si attesta sul 16%.

In qualsiasi momento, il cliente può rivendere l’oro alla società, per qualsiasi motivo, e continuare o meno nel piano.

L’importo che sarà corrisposto al cliente, ammonterà al cambio, in valuta corrente, del prezzo del fixing.           

Acquistare oro fisico rimane attualmente una delle opzioni più sicure per chi volesse proteggere il proprio patrimonio diversificando la gestione del portafoglio, convertendo cioè delle somme di denaro in lingotti d’oro.

Tuttavia, è importante notare che tale acquisto è da considerarsi preferibilmente in un’ottica di medio-lungo periodo.

L’oro da investimento non ha un rendimento mensile, nel senso che il cliente non incassa un importo mensile, come nel caso di altre tipologie di investimento.

Cionondimeno, sussistono innegabili vantaggi

In primis, l’oro ha la possibilità di liquidità immediata.

L’oro è sempre convertibile in denaro, in tutto il globo e in qualunque valuta, ed ha una sua quotazione mondiale in vendita e in acquisto.

Non è tutto.

L’oro non crea reddito ma patrimonio e, pertanto, non è soggetto a tassazione.

Solo in caso di cessione dell’oro, il relativo prezzo, diventa, ovviamente reddito, assoggettato, normalmente, al pagamento di un’aliquota fissa, esclusivamente sulla plusvalenza, vale a dire sul maggior valore dell’oro, al momento della cessione, rispetto a quello dell’acquisto.

Questa forma di investimento è, a mio parere, di fondamentale importanza, per sé stessi, per la famiglia, per i giovani che si avviano o si sono avviati al lavoro, in qualsiasi paese del mondo.

L’oro fisico purissimo è un asset a RISCHIO ZERO.

È particolarmente consigliato l’aggiunta di oro puro fisico ad un portafoglio diversificato, poiché consente di compensare eventuali rendite negative di altri asset, che sono evidentemente risultati non performanti nel tempo.

Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB) è composto da alti funzionari delle autorità di vigilanza bancaria e delle banche centrali di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong SAR, India, Indonesia, Italia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Turchia.

Il Comitato si riunisce solitamente presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) a Basilea (Svizzera), dove ha sede il suo Segretariato permanente.

Basilea III ha rappresentato un punto di svolta nel mercato dell’oro, perché punta a differenziare in modo definitivo l’oro fisico dall’oro finanziario o cartaceo.

L’oro finanziario, nel suo enorme sviluppo, ha perso la certezza di avere dell’oro fisico sottostante ed è per questo diventato rischioso.

L’obiettivo di Basilea III è stato di aumentare la stabilità delle banche attraverso una gestione mirata delle attività, onde evitare la possibilità di un crollo paragonabile a quello del 2008.

A questo scopo, l’oro fisico è stato dichiarato ufficialmente attività a RISCHIO ZERO.

Le banche devono detenere una percentuale di liquidità a garanzia della vendita di oro NON allocato (cartaceo), in quanto ritenuto attività ad alto rischio e ridotta liquidità, anche se si tratta (e si tratterà sempre) di un asset altamente solvibile.

L’oro protegge da:

a. inflazione e perdita del potere d’acquisto;

b. instabilità e crisi di mercato;

c. rischi legati alla perdita di valore e volatilità di altri investimenti.

Viviamo in un mondo che va cambiando ad una velocità sempre maggiore.

Le valute non possono essere più, a mio parere, se non nell’ambito di una differenziazione, un valido strumento di investimento, perché sono destinate a perdere valore, come si è visto nel grafico.

Il dollaro si è già deprezzato, si apre l’era nella quale non sarà più la valuta di riferimento per le commodity.

L’EURO è soggetto all’aumento del relativo costo, per gli interventi della BCE, ma non ha rendimenti equivalenti.

Fra molte ragioni, a differenza di altri asset finanziari, come per esempio i titoli azionari, l’oro è molto meno volatileeil suo prezzo è stabile, anche nel breve periodo.

L’oro mantiene intatto il potere d’acquisto e non subisce gli effetti dell’inflazione, che invece colpiscono la moneta.

Ogni anno la moneta subisce una svalutazione e, sebbene nei paesi più sviluppati sia abbastanza contenuta (la BCE punta a un +2% annuo), con il passare degli anni la svalutazione potrebbe diventare più pesante.

Investire in oro significa quindi mettere al riparo i risparmi, segnatamente, per i pubblico in generale, dagli effetti dell’inflazione.

C’è molto di più.

L’oro è considerato il bene rifugio per eccellenza, perché in caso di crisi geo-politiche ed economico-finanziarie gli investitori decidono di proteggere i propri soldi con l’acquisto di oroovvero decidono di togliere il proprio denaro dalle banche e da mercati meno stabili e comprare oro.

L’effetto di questi movimenti non può che determinare un incremento, financo consistente, del valore dell’oro, che si traduce poi nel relativo prezzo, come si è visto per esempio in seguito alla crisi finanziaria del 2008 e alla crisi pandemica del Covid-19 nel 2020.

È un concetto alla portata di qualsiasi lettore, anche non esperto in finanza, quello secondo il quale l’aumento della domanda di un bene, ne incrementa il valore ed il costo, a maggior ragione a fronte di acquisti massicci.

I primi attori della scena,  che acquistano oro, non sono persone o famiglie facoltose, ma le banche centrali, che devono tutelare i bilanci dello Stato.

In quest’ultimo anno, si è assistito ad un aumento fortissimo dell’acquisto di oro, da parte delle Banche centrali.

Nel periodo compreso tra l’inizio del 2023 ed il mese di aprile, gli acquisti netti delle Banche centrali si attestano a 125 tonnellate. 

Questo è l’inizio più forte di un anno che risale almeno al 2010, quando le Banche centrali sono diventate acquirenti netti su base annua”, ha affermato l’analista senior di WGC, Krishan Gopaul.

Dal grafico che segue, è possibile capire l’incremento di acquisto di oro, da parte delle Banche centrali:

In ultima analisi, l’oro:

1. garantisce sicurezza;

2. rendimento e rivalutazione.

Va ricordato che, per il principio della riduzione della disponibilità della materia prima, il prezzo dell’oro tenderà al rialzo e inevitabilmente questo fenomeno sarà rafforzato dalle attuali tecnologie, legate all’estrazione della materia prima, poiché quota parte del rimanente risulta giacente sui fondali marini.

3. libertà, in quanto è al portatore e liberamente trasferibile.

Poi, le scelte alla base dell’acquisto di oro, possono essere le più diverse.

L’opportunità di mettere un capitale da parte, soggetto a sicura rivalutazione, perché la disponibilità di giacimenti d’oro, come altre materie prime, stanno diminuendo, sempre di più.

Secondo Julian Phillips, direttore del Gold Forecaster, probabilmente le riserve di oro ne avranno ancora “solo” per un altro ventennio.

Questa eventualità determinerebbe un rialzo elevatissimo del valore dell’oro.

Per comprendere, con maggior compiutezza, l’importanza fondamentale dell’acquisto dell’oro, è interessante leggere quanto è riportato dalla Banca d’Italia.

L’oro può essere utilizzato da parte delle banche centrali per diversi motivi: l’acquisto o la vendita dell’oro possono essere effettuati sia per scopi finanziari, sia per variare il livello delle riserve di una banca centrale; l’oro può essere poi dato in deposito per ricavare un reddito e infine può essere utilizzato come garanzia per ottenere dei prestiti sul mercato.

Tutte le principali banche centrali presentano forti esposizioni in oro e sono in cima alla classifica dei detentori mondiali di tale metallo prezioso.

Nel corso degli ultimi anni, le banche centrali sono ritornate ad essere acquirenti nette di oro, dopo essere risultate venditrici nette negli ultimi 20 anni.

Elevato è l’interesse, mostrato anche per i prestiti di oro, in considerazione dell’aumento dei rendimenti che ha fatto seguito alla riduzione del quantitativo di oro, prodotto su base globale.

Infine, in considerazione dell’importanza che il metallo prezioso riveste sui mercati finanziari internazionali, molte importanti banche centrali hanno sottoscritto un accordo volto a limitare la propria attività sul mercato dell’oro, soprattutto in vendita.

L’accordo prende il nome di Central Bank Gold Agreement (CGBA) e nell’ultima versione (la quarta, del settembre 2014) prevede un coordinamento tra le banche centrali al fine di non turbare il mercato dell’oro. La Banca d’Italia è tra le banche centrali firmatarie dell’accordo fin dalla prima versione nel 1999 (c.d. Washington Agreement). La politica di gestione dell’oro dell’Istituto è stata pertanto improntata anche al rispetto di quanto stabilito da tali accordi internazionali.

L’oro rappresenta un efficace strumento di copertura contro eventi avversi.

Il prezzo del metallo prezioso tende infatti a salire nei momenti in cui gli operatori finanziari percepiscono un elevato livello di rischio, ad esempio escalation militari o, più spesso, in situazioni di crisi finanziarie. In scenari di questo tipo gli strumenti finanziari, soprattutto quelli che sono caratterizzati da un elevato livello di rischio (ad esempio le azioni) mostrano consistenti ribassi, mentre l’oro tende a far registrare incrementi di prezzo.

La presenza di un adeguato ammontare di oro nei portafogli finanziari garantisce quindi protezione contro scenari considerati molto rischiosi, sebbene poco probabili. Tale funzione protettiva è stata particolarmente evidente nel corso degli ultimi anni.

A fronte, infatti, di generalizzati timori sulla tenuta del sistema finanziario nel 2008-2009 e sulla stabilità dell’area euro nel 2011-2012, la performance dell’oro è stata particolarmente positiva e ha contribuito a determinare un consistente incremento della relativa riserva patrimoniale da rivalutazione destinata ad accogliere gli incrementi di valore delle riserve auree.

Tra le altre caratteristiche che giustificano una consistente esposizione verso l’oro, va menzionato il presidio che il metallo prezioso garantisce nei confronti di aumenti eccessivi dell’inflazione, in quanto tende a preservare il proprio valore nel tempo.

Infine l’oro, al contrario delle valute, non può essere svalutato o perdere valore a seguito di crisi di fiducia. In tal senso, in situazioni di crisi valutarie, una banca centrale può disporre dell’oro, al pari delle riserve ufficiali in valuta estera, per preservare la fiducia nella valuta domestica tramite un utilizzo dell’oro come garanzia per ottenere prestiti o, in ultima istanza, tramite vendita sul mercato per acquistare la valuta domestica così da sostenerne il valore.  

Un considerevole ammontare di oro garantisce ad una banca centrale una più elevata capacità di azione nel preservare la fiducia del sistema finanziario nazionale.

Tali caratteristiche uniche dell’oro hanno ovviamente dei costi finanziari.

L’oro, infatti, comporta costi per la sua conservazione in termini di sicurezza e di custodia.

Inoltre non garantisce nessun interesse e quindi la proprietà di un ammontare consistente comporta la rinuncia all’interesse che maturerebbe su titoli di debito con simili proprietà di copertura.

È necessario, però, considerare che questi titoli, sono comunque caratterizzati da un valore fiduciario che può venire meno in caso di crisi di fiducia di carattere sistemico, compromettendone le proprietà di diversificazione.

L’oro, al contrario, non è un’attività «emessa» da un Governo o da una banca centrale e quindi non è soggetta alla solvibilità dell’emittente. (Fonte: Banca d’Italia).

Il PIL dei paesi BRICS, nel 2023, BRICS ha superato quello dei membri del G7.

La sigla BRICS rappresenta il gruppo delleeconomie emergenti negli anni 2000, con prospettive di crescita elevate e con obiettivi comuni: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Insieme raggruppano metà della popolazione mondiale, oltre 3,5 miliardi di persone.

Il grande scossone geopolitico provocato dall’invasione russa dell’Ucraina ha fornito soprattutto alla Cina, che si percepisce e viene percepita come la potenza leader di questa unione, l’occasione per polarizzare ulteriormente la contesa, con il blocco occidentale, invitando altri Paesi nel “club”.

Ecco dunque che dal primo gennaio 2024 entreranno nel blocco del Sud Globale altre sei nazioni: Arabia Saudita, Iran, Egitto, Etiopia, Argentina ed Emirati Arabi Uniti.

A Johannesburg è andato in scena un vertice BRICS di tre giorni alla presenza dei Capi di Stato, che ha ufficializzato i nuovi ingressi:

Eravamo catalogati come il Terzo Mondo, ora invece siamo chiamati il Sud Globale”, ha dichiarato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

E non finisce qui.

A fare espressa richiesta di ingresso nel blocco sono stati almeno altri 22 Paesi, e altrettanti hanno manifestato vivo interesse a farvi parte.

Chiaro segnale di un sentimento anti-occidentale sempre più diffuso?

In termini economici sicuramente sì, molto più che ideologici.

Con l’ingresso di nuovi altri Stati nel BRICS, all’inizio del 2024, sollevano interrogativi sull’espansione del crescente potere economico del gruppo.

Con i suoi nuovi entranti, il blocco rappresenterà oltre 30mila miliardi di dollari di Pil, ovvero circa il 29% del Pil mondiale.

Anche con i suoi nuovi membri, i BRICS non raggiungono la quota del 43% del Pil globale detenuta dal G7.

Si deve tener presente che diversi paesi BRICS, sono produttori di oro, fra i quali la Cina, la Russia, il Brasile,

Tuttavia, è probabile che il divario si riduca poiché le principali nazioni BRICS come l’India continuano a crescere a tassi superiori alla media e poiché il gruppo probabilmente accoglierà ancora più membri in futuro.

Come si confrontano i BRICS con il G7 con i suoi nuovi membri?

Prima dell’aggiunta dei suoi nuovi membri (Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti), i BRICS avevano un PIL cumulativo di 27,7 trilioni di dollari, una quota del 26% del PIL globale.

I nuovi membri dei BRICS aggiungono 3,1 trilioni di dollari di PIL al blocco, con l’Arabia Saudita che contribuisce maggiormente grazie al suo PIL di 1,1 trilioni di dollari.

Anche con i suoi nuovi membri, i BRICS sono ancora al di sotto dei 45,9 trilioni di dollari di PIL del G7, tuttavia, i nuovi membri aggiungono altri contributi al blocco oltre al PIL grezzo.

Con l’aggiunta di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran, i BRICS hanno più che raddoppiato la quota dei suoi membri nella produzione petrolifera globale, portandola al 43%.

Insieme al petrolio, l’aggiunta dell’Argentina ai BRICS espande in modo significativo le riserve totali di litio del gruppo, che saranno fondamentali poiché la produzione globale di batterie e l’adozione di veicoli elettrici continuano a crescere.

Poiché i BRICS sembrano destinati a creare un sistema commerciale e finanziario alternativo che operi indipendentemente dal dollaro statunitense, è essenziale aggiungere nazioni con più risorse naturali.

Sebbene i nuovi membri del BRICS non abbiano attualmente un contributo troppo grande al PIL del blocco, vale la pena notare che molti dei nuovi entranti hanno davanti a sé una crescita significativa.

Molti degli attuali membri dei BRICS hanno già tassi di crescita del PIL reale superiori a quelli dei loro omologhi del G7, con gli attuali membri che avranno una crescita media del PIL del 189% al 2050 rispetto alla media del G7 del 50%, secondo Goldman Sachs.

Nel 2023 c’è stato il superamento del PIL dei paesi BRICS, rispetto a quelli del G7.

Ulteriore incremento del PIL dei paesi BRICS, secondo il Fondo Monetario Internazionale, si verificherà entro il 2028.

I nuovi membri dei BRICS come l’Etiopia (crescita del PIL prevista per il 2050 del 1.170%) e l’Egitto (crescita del PIL prevista per il 635% entro il 2050) hanno tassi di crescita economica potenziale ancora più elevati, aumentando ulteriormente il potenziale economico del blocco.

Le previsioni di Goldman Sachs indicano che entro il 2050 i BRICS avranno ulteriormente superato il G7 in termini di PIL, anche senza i nuovi membri aggiunti.

Se queste proiezioni si realizzeranno o meno è ancora da stabilire, tuttavia con l’intenzione dei BRICS di aggiungere ancora più membri, è probabile che il gruppo eclisserà il PIL del G7 nei prossimi decenni.

Il fattore determinante dell’incremento del valore dell’oro, è rappresentato dal fatto che i paesi BRICS hanno creato una nuova valuta, non ancora circolante, denominata R5, e che sarà basata sul valore dell’oro.

Altro elemento che influirà notevolmente sull’incremento del valore dell’oro, è la scarsità della materia prima e l’innalzamento dei costi di estrazione della stessa.

Non è possibile trovare un’alternativa all’acquisto di oro da investimento, in termini di redditività.

Negli ultimi cinque anni, il valore dell’oro si è incrementato di oltre il 60%.

Normalmente, il valore dell’oro è soggetto ad un incremento che può arrivare ad oltre il 10% annuo.

Il BTP Tf 3.75% St24,consideratoil miglior BTP a un anno, ha un rendimento netto annuo del 3.12%.

Quanto ai titoli quotati in borsa, per riuscire ad ottenere un buon rendimento, non ci si può affidare alle piattaforme online, ma è necessario l’ausilio di un consulente finanziario di alto livello.

Nel caso di acquisto di oro da investimento, bisogna affidarsi ad un consulente, sempre di livello, senza ulteriori costi.

Le oscillazioni del prezzo dell’oro, sono legate alla domanda ed offerta, al cambio del dollaro, ed alle situazioni geopolitiche.

Per approfondire la tematica che ho illustrato, in questo lungo articolo, è necessario un confronto tra chi scrive e con chiunque dovesse essere interessato a questa tipologia di acquisto per investimento.


Author: Claudio Gandini
Iscritto all’Ordine degli avvocati di Milano e patrocinante presso le giurisdizioni superiori ed a quelle dell’Unione Europea. Svolge attività in materia di consulenza d’impresa, finanza d’impresa, Gold advisor.