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Economia reale e impresa. Gli strumenti per far crescere le PMI

È noto come il tessuto economico e imprenditoriale italiano sia strettamente correlato alla realtà delle piccole e medie imprese.

Cionondimeno, la realtà ci pone di fronte a nuove sfide.

Queste realtà stanno diventando, per così dire, troppo piccole, per sostenere il passo dei tempi e generare maggiore redditività, fatturato e guadagni, con ricedute sull’imprenditore, sulla modernizzazione dell’impresa, sulla capacità di competere sempre più sui mercati esteri, sull’occupazione.

Abbiamo produzioni di eccellenza, non c’è nulla da imparare da nessuno, il mondo ci guarda.

In questo ambito si pone il problema della scelta di come e se ingrandirsi.

È ovvio che tanto più un’impresa si ingrandisce, quanto più ci saranno ritorni altamente positivi.

Conseguenza di quanto scritto, è la creazione di nuova ricchezza. Come può incontrarsi l’economia reale con il mondo imprenditoriale?

Ho parlato di piccola e media impresa, punto centrale di questa breve analisi. Ma tutto questo non esclude la grande impresa.

Bisogna parlare delle cosiddette operazioni di finanza straordinaria e dei fondi, del tutto autonomi da qualsiasi altra entità, che raccolgono immense quantità di investimenti da tutto il mondo, per poi operare a favore delle imprese italiane, in varie forme.

Attraverso il meccanismo del private equity ed altri strumenti, il fondo entra nel capitale sociale dell’impresa, normalmente, ma non necessariamente, con una partecipazione di maggioranza.

Ogni caso è a sé stante.

Quanto si parla di finanza, moltissimi pensano ad un mondo di squali, dove vige la legge del più forte.

Anche su internet, si trovano interventi ed articoli su pro e contro dell’intervento di fondi o di operazioni di finanza straordinaria, piuttosto bizzarri e non corrispondenti alla realtà.

Quanto sto raccontando e del quale mi faccio portatore, è tutt’altra realtà, fra l’altro quotata alla Borsa di Milano e sottoposta a severi controlli.

Si tratta di tutelare l’italianità delle imprese e, come ho detto, aumentarne la redditività, il fatturato, il valore delle partecipazioni.

Gli imprenditori italiani sono molto diffidenti, quanto si parla di operazioni straordinarie ed ingresso di un nuovo socio finanziatore.

Pensano di perdere il controllo della loro “creatura”, che magari hanno fondato in prima persona, senza averla ricevuta in eredità, e che qualcuno, il fondo, voglia entrare nella compagine societaria per comandare in casa d’altri.

È una visione completamente sbagliata, che è difficilissimo correggere. Il sistema bancario è obsoleto.

Un eventuale prestito bancario, ad esempio, volto ad ammodernare l’impresa con nuovi impianti, crea immediatamente un debito, che deve essere restituito.

L’ingresso di un nuovo socio non crea alcun debito per l’imprenditore e la società.

Normalmente l’operazione di ingresso avviene, per le società per azioni, attraverso l’emissione di nuove azioni, che sono acquistate dal fondo.

Per le società a responsabilità limitata, si effettua un aumento di capitale, che il fondo sottoscrive, unitamente all’imprenditore.

Normalmente, se il fondo acquisisce una quota di maggioranza, questa non è mai superiore al sessanta per cento.

Si rimane insieme, normalmente, cinque anni, poi il fondo esce. L’obiettivo ideale sarebbe quello di portare la società a quotarsi in Borsa.

Ma la scelta finale spetta all’imprenditore, sempre affiancato, anche nella consulenza verso l’uscita, dal fondo.

È ovvio che il fondo, utilizzando investimenti di terzi, deve forzatamente aumentare fatturato, redditività, e valore delle partecipazioni.

Ma questo non avviene a senso unico, perché nel momento in cui aumenta il valore delle partecipazioni del fondo, lo stesso effetto si determina su quelle dell’imprenditore.

La stessa considerazione vale per l’incremento del fatturato, che rimane all’impresa.

Il fondo apporta denaro fresco, per tutti quegli investimenti che permettono all’impresa di diventare più grande.

Non ci si può più accontentare della posizione che si è raggiunta.

Bisogna guardare avanti, e questo tocca anche tutte quelle realtà nelle quali emergono problemi di successione al vertice dell’azienda.

La gestione rimane interamente all’imprenditore.

Il fondo interviene solo nel controllo della finanza, dal quale discende la consulenza fiscale, in una materia che cambia con una frequenza inaccettabile.

Ovviamente, se si riscontrano anomalie, da punto di vista finanziario, derivanti da sprechi o perdite di gestione, a titolo esemplificativo, il fondo interviene.

Poi, se ci sono esigenze finalizzate a trovare nuove figure di manager, il fondo è disposto a qualsiasi attività di consulenza.

Tutti i rapporti sono disciplinati da patti parasociali, per garantire la posizione del fondo e dell’imprenditore, che devono camminare uno affianco all’altro, senza sovrapposizioni di competenza.

Il progresso della piccola e media impresa, attraverso la finanza privata, dove vige etica, tutela dell’italianità, come ho già ricordato, analisi molto approfondite, è lo strumento per affrontare le nuove sfide ed anticipare i tempi.

I settori che chiamo merceologici, di riferimento, sono i più diversi.

Possiamo dire che, senza dimenticare la tradizione, c’è molto spazio affidato alla creatività.

L’importante che l’impresa abbia una buona redditività e sia conseguentemente capace di crearne di nuova.

È una strada obbligata, quando si sceglie di farsi affiancare da che investe.

Nella finanza straordinaria, rientrano molteplici forme di azione, fra le quali fusioni ed acquisizioni.

Si possono aiutare anche imprese in temporanea difficoltà economica. Ma questo argomento sarà occasione di ulteriore approfondimento.

Mi è stato chiesto per quale motivo un avvocato si occupi di finanza straordinaria, che sembrerebbe relegata all’attività di consulenti finanziari.

La risposta è semplice.

Mi sono sempre occupato di impresa, ad ampio raggio. Amo profondamente il mio paese e tutta la sua gente.

Il diritto disciplina ogni forma dell’agire, anche nel settore economico ed imprenditoriale.

Ho scelto di poter contribuire alla crescita delle nostre imprese, nonché economica e sociale del nostro paese.


Author: Claudio Gandini
Iscritto all’Ordine degli avvocati di Milano e patrocinante presso le giurisdizioni superiori ed a quelle dell’Unione Europea. Svolge attività in materia di consulenza d’impresa.