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Essere eccellenza nella prototipazione

Intervista a Luciano Iorio, Amministratore Delegato di Jorio Srl, a cura di Bruno Carenini


Il Canavese è una regione storico-geografica del Piemonte estesa tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie. Il richiamo immediato è Ivrea dove già dal 1896 Camillo Olivetti diede inizio a un’avventura che portò quel territorio a essere conosciuto e apprezzato nel mondo. Ma è proprio dei canavesani il DNA di costruirsi il futuro, attraverso determinazione, aggregazione e passione. La Jorio Srl, associata e co-fondatrice della Rete Canavese Inside, è un’eccellenza italiana nella prototipazione.


Ingegner Iorio, siete quindi eccellenza nel dare vita a processi integrati tra tecnologie meccaniche e informatiche, in pratica il futuro. Mi spieghi meglio un’applicazione di questo concetto.

Faccio una correlazione ad Industria 4.0. Inizialmente per noi è stata un’integrazione tra tecnologie meccaniche e informatica. Per tutta la filiera produttiva, partendo quindi dall’attività di progettazione fino all’attività di costruzione, tutto è indicato in maniera procedurale, facilitando ad esempio anche il singolo operatore a bordo macchina, nella comprensione di quelle parti più complesse dell’oggetto che dovrà costruire, attraverso una consultazione informatica del sistema. L’adozione di questo approccio ha permesso di resistere alle turbolenze dei mercati negli ultimi anni, quindi definirei tecnologia meccanica e informatica il mix vincente per chi opera in questo settore.


Immagino la sua progettazione e produzione possa estendersi a svariati settori dell’industria. Quali sono i più difficili da approcciare in termini di marketing, relazione e fornitura per una PMI? Quali sono gli elementi penalizzanti che stabiliscono a monte il perché sia così difficile rompere un monopolio di fornitura nei grandi gruppi industriali?

In effetti i nostri campi di ricaduta contemplano diversi settori industriali e, come la domanda descrive, è effettivamente complesso per una PMI interfacciarsi direttamente con grandi aziende e gruppi industriali. Pensiamo ad esempio alla capacità di dimostrare tecnologicamente di essere alla pari con loro, di condivisione di un pensiero di sviluppo progettuale e correliamo tutto ciò all’investimento finanziario che questo comporta e che non sempre riesce alla portata di una PMI. La Jorio ha stabilito nel suo concept business di investire moltissimo in tecnologia, nello sviluppo di nuovi progetti e nella formazione del personale, per noi al centro del successo di un’azienda. Cerchiamo di sottovalutare gli elementi penalizzanti, quali la dimensione o la visibilità sul mercato, attraverso un’eccellenza di qualità ma anche da una buona e mirata strategia di comunicazione: rendersi visibili senza ombre oggi significa crescere.


Da sempre sottovalutata in Italia, quanto invece conta oggi la comunicazione d’impresa per una PMI desiderosa di stare nei mercati internazionali?

Reputo che l’attività di comunicazione, come accennavo nella risposta precedente, abbia una valenza del 50% della piramide gestionale di un’impresa. Pensare di entrare o consolidare la propria posizione nei mercati internazionali senza una buona dose di comunicazione è impensabile. Aggiungo però che questo è un processo di evoluzione culturale al quale le PMI italiane dovrebbero guardare con interesse. Da sempre abbiamo, forse erroneamente, sottovalutato investimenti in questo ambito ma, sino a qualche anno fa, il telefono e le relazioni supplivano alla velocità di trasmissione delle informazioni necessarie oggi a valutare non solo l’azienda ma anche la sua attività quotidiana sui mercati.


Luciano Iorio

La Jorio è parte integrante della Rete Canavese Inside, un successo territoriale, una sfida coraggiosa in anni di diffidenza verso l’aggregazione e il confronto. Quali vantaggi apporta farne parte? Quante realtà di questo tipo, che la pensano come voi, incrocia nelle sue esperienze nel mondo imprenditoriale italiano?

In cima ai vantaggi metterei la capacità di mettere a fatto comune le singole capacità imprenditoriali e produttive, sfruttando appieno le prime e trasformando le seconde in sinergie per aggredire e competere al meglio nei mercati. Canavese Inside (www.canaveseinside.it) è una Rete atipica, composta da 11 aziende del territorio, tutte industriali e non a processo verticale ma orizzontale, proprio per le attività molto diversificate esercitate e questo però rende più performante l’approccio con i possibili clienti. La voglia di fare Rete (la nostra ha cinque anni di attività) nasce inizialmente dalle singole amicizie, focalizzate a dar risalto alle singole imprese valorizzando il Canavese. Poi, col trascorrere del tempo, quel flusso di informazioni intercambiabili durante incontri, cene o presenza a fiere e convegni ha fatto emergere con forza il valore della sinergia generata e del prodotto possibile da immettere sul mercato. Ad oggi siamo pienamente soddisfatti dei risultati raggiunti, altrettanto dicasi dei momenti di presenza nelle più importanti fiere della meccatronica e meccanica europea. Abbiamo incontrato molte altre Reti all’interno del parco reti Nazionale ma molte di queste fungono da traino per un prodotto. Si parla quindi di sinergia ma avvicinandoci più alla tipologia di filiera e noi non abbiamo questa tipologia di attività. Ripeto, è una rete abbastanza atipica ma non posso che consigliare questa strada a tutti.


È vincente e competitivo costruire un Team di risorse giovani: significa creare opportunità ma, soprattutto, restare fortemente agganciati alle progressive mutazioni della tecnologia. Com’è la situazione occupazione giovanile nel Canavese? Avete difficoltà in generale nel reperimento di risorse per l’impresa?

Attribuisco alle giovani risorse umane di un’azienda quell’elemento di incoscienza positiva meno riscontrabile in chi ha qualche anno di esperienza sulle spalle. In parte perché magari sono slanci d’azione già esauriti nel tempo, oppure per un motivo di pregiudizio e prevenzione nel cercare il nuovo, nel voler uscire dalla propria zona di confort, di competenza. Questa proposizione, ma preferisco chiamarla slancio d’azione, giova moltissimo all’impresa, è frutto di una connessione reale con la tecnologia, comunicazione e domanda del mercato. Timori? Credo basta saper guidare gli slanci, una buona dose di esperienza può fare questo, e ottenere un connubio davvero di successo. La situazione dell’occupazione giovanile nel Canavese, non differisce dal resto del Paese, resta un nodo complesso quello della domanda/offerta. Molte volte si ha l’impressione di parlare lingue diverse. Come Jorio insistiamo con interesse affinché siano costruite collaborazioni tra i vari Istituti di formazione tecnica e aziende. È l’ascolto la parola chiave, il comprendere le necessità dell’azienda e da esse formare almeno teoricamente le nuove risorse.


La sua visione di costante confronto con il mercato, di necessaria formazione ai contenuti e all’eccellenza della qualità prodotta, fanno crescere un’azienda. L’impegno economico, ma soprattutto quello motivazionale, è uno sforzo enorme in momenti di incertezze come quelle che viviamo in Italia. Su cosa chiederebbe un aiuto concreto da parte dello Stato?

Mi aspetterei finalmente un maggiore concretezza d’azione e di scelte decisionali sul fronte industria, un’incisività tangibile sul fronte infrastrutture, collegamenti in fibra ottica per allinearci a servizi resi disponibili ormai in moltissimi altri Mercati. Sarebbe bello rendere non di tendenza il verbo “delocalizzare”, ma per far questo servono strumenti seri, come nell’ambito delle politiche del lavoro. Ad oggi siamo ancora distanti dall’intravederne qualcuno di serio.


Negli ultimi mesi è stato artefice, con altri associati alla Rete Canavese Inside, di un progetto prototipale finito sui quotidiani e magazine specializzati di tutto il mondo. Parlo del TUC Technology, un’innovazione che ha aperto nuove frontiere sulla mobilità digitale. Come siete arrivati a collaborare, seppur nella sola parte iniziale progettuale, voi una PMI lontana dai grandi centri tecnologici industriali?

È stata una grande soddisfazione, una sfida accolta con piacere. Sì, abbiamo collaborato nella fase iniziale, quindi progettuale, ma anche in tutta la filiera produttiva, fino ad arrivare alla realizzazione di un prototipo, dando concretezza alla bellissima idea dei due titolari del brevetto. Credo ci abbiano contattati grazie a una buona comunicazione d’insieme, a una presenza incisiva nel territorio, ma certamente anche a un pizzico di fortuna. La capacità di mettere a frutto le sinergie l’ha fatta da padrona, il giostrare in modo corretto e tempestivamente preciso tutte le specificità imprenditoriali ha avuto un grande merito per raggiungere l’obiettivo. Sono quelle esperienze che ti fanno esplodere la voglia di non smettere mai di credere nelle tue capacità d’impresa.


Lei dice di essere solo all’inizio di una grande avventura e noi glielo auguriamo, ma gli ingredienti perché questo viaggio professionale continui a portare successi ed espansione quali sono? Grazie della sua cortesia.

Ogni giorno entrando in azienda sono convinto di essere solo all’inizio, è questa la motivazione più potente per affrontare nel modo giusto i problemi, le sfide e i successi della Jorio. È palpabile l’evoluzione in positivo, non solo dell’impresa, ma anche della partecipazione alla rete Canavese Inside che presiedo con orgoglio da cinque anni e, quando mi rendo consapevole di questo, non posso che analizzare, come li ha chiamati lei, gli elementi che ne costituiscono la crescita. Mi piace quindi citare il Team aziendale, costantemente formato e motivato, la sua componente di incoscienza propulsiva, ma anche la mia famiglia, unita e capace di accogliere questa evoluzione come la perenne crescita di un albero, quello che noi Iorio identifichiamo come la radice della nostra storia. Grazie a voi e ai lettori per il tempo dedicato.


Bruno Carenini

Partner

AEG Corporation


MAG nr.4, luglio-agosto 2019